Il commercio estero del Made in Italy può essere un volano per mettere in movimento un miglioramento della vita per i cittadini di altri paesi. L’Italia ha infatti il privilegio di avere una storia e una cultura che ci vengono invitate in tutto il mondo. Una cosa banalissima come mangiare una pizza o un piatto di spaghetti, avvicina i cittadini del mondo alla cultura italiana. Quando stanno mangiando quel piatto italiano, non ricordano magari neanche il nome dei grandi artisti italiani, ma tutti hanno visto la Gioconda di Leonardo oppure la Pietà di Michelangelo. Tutti sognerebbero di vestire italiano o di avere nella propria casa dell’arredamento disegnato in Italia. Il Made in Italy non deve essere quindi considerato come un sistema di esportazione dei prodotti italiani, ma piuttosto un processo evolutivo per migliorare la qualità della vita nel mondo.
Commercio estero del Made in Italy esportando storia e cultura
Anche la Russia che si è chiusa all’occidente, dopo l’aggressione all’Ucraina, non può fare a meno del “Made in Italy” culturale da cui dipende. Vediamo infatti il Presidente Putin parlare benevolmente delle sue esperienze in Italia, dove lui stesso diceva di sentirsi a casa. Ma si tratta solamente di un caso, ricordiamo per esempio quando il presidente cinese Xi Jinping ha visitato la Sicilia atterrando a Palermo. Sono eventi che dimostrano quanto possa essere importante il valore politico, oltre a quelle economico, del Made in Italy. Bisognerebbe quindi aumentare l’influenza del “Made in Italy” nel mondo, perché possa essere un mezzo di democratizzazione e di miglioramento della vita negli altri paesi. Questo processo dovrebbe essere agevolato dallo Stato, che dovrebbe permettere agli imprenditori italiani di poter avere un proprio spazio all’interno di aree commerciali dedicate al Made in Italy nel mondo. Ma come potrebbe avvenire tutto questo?
Mostre permanenti all’estero gestite dai Consoli italiani
Il primo metodo che viene in mente è quello di creare delle mostre permanenti del Made in Italy che dipendano dai consolati italiani in giro nel mondo. Dove venga percorsa la storia e le ragioni che portano alla cultura italiana. I nostri musei, sono pieni di opere artistiche di vario tipo chiuse nei magazzini dei musei italiani. Sarebbe un’ottima occasione per dare visibilità al nostro estro artistico. Un percorso che porterebbe fino all’esposizione di nostre opere artigianali contemporanee. Creare mostri permanenti dipendenti dai consolati italiani, sarebbe probabilmente un tipo di iniziativa sponsorizzabile dalle stesse imprese italiane o addirittura con raccolte finanziarie di crowdfunding. Ma un altro sistema potrebbe essere quello di creare all’estero dei negozi con grandi superfici espositive, che contengano in un’unica attività fiscale le tante espressioni di artigianato e design che l’Italia sa esprimere. Un esempio in questo senso è stata la creazione di Eataly.
Aiutare il commercio italiano all’estero e non l’industria in Italia
Le nostre eccellenze sono tali e tante da ritenere molto semplice riuscire ad aumentare la penetrazione culturale e quindi commerciale dell’Italia nel mondo. Per decenni in Italia si è finanziata l’industria che con soldi dei contribuenti per costruire capannoni. Dovevamo invece finanziare cittadini italiani per aprire attività commerciali di soli prodotti italiani all’estero. In modo occulto lo ha fatto la Cina per tanti anni, finanziare i cittadini cinesi che aprivano attività commerciali all’estero per vendere prodotti esclusivamente cinesi. Parliamo di sistema occulto perché questo avviene spesso attraverso contributi economici specifici e agevolazioni fiscali. Tanti dei capannoni e macchinari pagati dai contribuenti italiani, sono oggi chiusi e inutilizzati. Perché il mercato produce l’industria e non è l’industria che produce mercato. Kotler per anni ci ha detto che non si vende ciò che si produce, ma si produce ciò che si vende.
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